La mano dell’uomo sul clima: il film “The Core” come riflessione.

Ho di nuovo visto (per la decima volta ormai) un bellissimo film the si intitola “The Core” (Il Nucleo) del 2003, con protagonisti Aaron Eckhart, Hilary Swank e Stanley Tucci.

La trama, senza troppi spoiler, è di tipo catastrofico: a causa di alcune cause geofisiche, il nucleo interno della Terra ha smesso di girare, con conseguenze imprevedibili e, appunto, catastrofiche, quali stromi di uccelli che non riescono più ad orientarsi in cielo, radiazioni solari dalle quali il pianeta non riesce a difendersi e instabilità sismiche. La cosa che si scoprirà successivamente è che è stato proprio l’essere umano a interrompere il moto circolare del nucleo in un modo non previsto. Il resto lo lascio alla vostra visione.

Mentre guardavo il film, ho ripensato ad un articolo sul clima che avevo recentemente letto, riguardante il rischio di incendi nel mondo. Dal punto di vista fisico, i due fenomeni, il nucleo che si ferma e l’aumento degli incendi, non sono correlati, anche perché l’uno è pura fantasia (speriamo) e l’altro è la triste realtà. Ma il comun denominatore è l’impatto dell’essere umano sul pianeta. L’Amazzonia brucia per colpa del disboscamento, oppure per coprire le tracce di un disboscamento voluto e atto a fare spazio a pascoli di bovini. In Australia, gli incendi hanno ucciso circa 300 esemplari di koala, già a rischio estinzione a causa della progressiva scomparsa di piante di eucalipto, suo principale alimento. E non dobbiamo scordarci il tremendo incendio che ha devastato il Portogallo qualche anno fa con decine di morti e settimane di lavoro da parte dei Vigili del Fuoco. Inoltre, in Gran Bretagna il clima inizia a riscaldarsi l’estate: Londra può ora raggiungere picchi di 30 gradi e oltre, così come la Germania e la Francia, mentre il nostro Paese si dovrà abituare ai 40°, persino al Nord.

E dietro a tutto questo la mano poco invisibile dell’uomo, fin troppo consapevole dei rischi che sta correndo, ma fin troppo poco spaventato dagli scenari apocalittici, quelli veri, che non finiscono dopo due ore di film.

Un articolo pubblicato su Internazionale spiegava come alle grandi banche e compagnie di assicurazioni converrebbe investire nel green, piuttosto che nello status quo di finanziamenti al petrolio, carbone e altre energie ad alto tasso inquinante. Infatti, risanare i danni ambientali costerebbe molto di più che investire in energie alternative. Valutando quindi potenziale di rischio/valore economico, devolvere risorse a favore di un clima sano è una valida alternativa all’inquinamento senza fine. Infatti, se la politica da sola non basta a cambiare le cose, bisogna risolvere il problema alla vecchia maniera capitalista: convincere gli investitori del fatturato economico della protezione del clima. Quindi non c’è etica, ma c’è un’intenzione tangibile, che in tempi di magra climatica come adesso, può essere una speranza in più.

Martina Seppi

Immagine: Foto di Ylvers da Pixabay

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