Le proteste senza fine di Hong Kong. Una sfida per la democrazia globale, che perde i suoi valori civili quando passa alle armi e non al dialogo.

Continuano le proteste a Hong Kong dopo mesi di manifestazioni e disordini che vedono fronteggiarsi migliaia di cittadini e studenti e il governo della ex colonia britannica.

Sebbene Hong Kong abbia questa caratteristica ibrida di avere un governo autonomo, non può non sottrarsi ad una certa pressione di Pechino per quanto concerne alcune leggi di sicurezza nazionale, tra cui l’estradizione di cittadini di Hong Kong in territorio cinese e il divieto di utilizzare maschere durante manifestazioni pubbliche.

Il governo di Hong Kong e la sua cittadinanza in particolare rivendicano l’anticostituzionalità di entrambe le prese di posizioni cinesi e riaffermano la sovranità limitata della Cina sul territorio di Hong Kong. Ma la settimana scorsa le proteste si sono trasformate in guerriglia urbana che ha visto come protagonisti la polizia da una parte e centinaia di studenti dall’altra.

La Croce Rossa Internazionale ha aperto un corridoio umanitario nelle aule universitarie occupate dagli studenti, che hanno dapprima occupato alcuni stabili dell’Università di Hong Kong e che poi si sono rifugiati al loro interno per sfuggire agli idranti e ai manganelli della polizia. Infatti, numerosi studenti hanno riportato ferite consistenti dopo i recenti scontri con le forze dell’ordine di Hong Kong e un manifestante filocinese è stato dato alle fiamme dagli stessi studenti durante le proteste.

La Casa Bianca ha fermamente condannato l’uso della violenza da parte di entrambi gli schieramenti e si teme una escalation senza controllo.

Novembre è tristemente il mese delle rivolte in parecchi Stati: da Hong Kong al Cile, passando per i territori sempre più instabili di Bolivia, Venezuela e Brasile. Un mese da dimenticare, considerando che tutti questi Stati hanno governi democratici o comunque di rappresentanza diretta. Una sfida per la democrazia globale, che perde i suoi valori civili quando passa alle armi e non al dialogo.

Martina Seppi

Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

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