Una mimosa per riflettere: basta scarpe rosse sulle strade

Ogni donna, o quasi, si aspetta di ricevere oggi il suo fiore giallo e profumato: una mimosa per ricordare, riflettere, ragionare.

Ma l’8 marzo non è una festa. È una giornata che si erge su quelle faticose conquiste sociali, economiche e politiche, che hanno tolto l’attributo di ‘debole’ alla parola ‘sesso’, quando si parla di donna. Eppure non sempre le parole sono rappresentative di una realtà che si esplicita nel segno del cambiamento. Dal 2000 ad oggi le donne uccise in Italia sono 3.230, di cui 2.355 in ambito familiare e 1.564 per mano del proprio coniuge/partner o ex partner. Troppe. Sono questi i dati che emergono dal rapporto Eures 2019 e che invitano a una cauta riflessione.

Il Femminicidio è una realtà tangibile e non così lontana dalle nostre abitazioni. Si esprime nel suo potere decostruttivo e lacerante proprio nel nostro Paese “civilizzato” e “per fortuna” abbastanza lontano dalla terra “arretrata” in cui le donne girano ancora a capo e corpo coperto. Il Femminicidio si vede indossare anche il tricolore italiano ed è sintomo di una mentalità gretta e pericolosa che, anche quando non porta alla morte, non permette la piena espressione della vita. Si “uccide” una donna, certo metaforicamente – ma senza dubbio la si destruttura nella sua sfera più intima – ogni qualvolta non le si permette di indossare la gonna ‘perché provocante’, o di frequentare un amico maschio ‘perché il maschio non può essere amico’, o si dà per scontato che sia lei ad apparecchiare la tavola, cucinare, stirare i vestiti, rammendare il letto ‘perché per sua natura ci è portata e perché non sono cose da uomo’.

È chiaro che si tratta di situazioni particolari e che la generalizzazione è sempre una fallacia logica. Ma il punto non è quanto sia diffusa questa mentalità maschilista. Il punto è che esiste e che ci sono troppe scarpe rosse sulle strade della penisola. Ma se è vero che anche due scarpe sono troppe, due in meno invece sono tantissimo. E per cambiare le cose è necessario conoscere.

Quali sono gli avvenimenti che hanno portato alla Giornata internazionale delle donne?

Siamo agli inizi del novecento – nel 1907 per la precisione – ed era in corso a Stoccarda il VII Congresso della Seconda Internazionale socialista, quando per la prima volta si iniziò a discutere della questione del voto alle donne.

Il 3 maggio dell’anno dopo, il Partito socialista di Chicago organizzò una conferenza, a cui furono invitate a partecipare tutte le donne e che prese il nome di Woman’s Day. Tra i temi del dibattito, infatti, furono affrontati il problema dello sfruttamento delle operaie ad opera dei datori di lavoro, quello delle discriminazioni sessuali e dei diritti di voto.

Alla fine dell’anno, il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile.

Il 23 febbraio si celebrava, così, negli Stati Uniti la prima giornata ufficiale della donna.

Nei primi decenni del ‘900 il Woman’s Day iniziò a essere festeggiato anche in Europa e Russia, ma in giorni e mesi diversi. La scelta definitiva dell’8 marzo si deve a una risoluzione dell’Onu, che – nel dicembre 1977 – propose a ogni paese membro di dichiarare un giorno all’anno come “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”. La scelta ricadde sull’8 marzo, data già adottata da molti Paesi.

In Italia la prima Giornata della donna venne celebrata ufficialmente l’8 marzo del 1946, sebbene già negli anni ‘20 la ricorrenza aveva iniziato a prendere piede per eclissarsi poi durante il fascismo.

Pochi mesi dopo la prima celebrazione ufficiale, il 2 giugno 1946, migliaia di donne italiane si sarebbero recate alle urne per votare.

Uno spartiacque che segna una trasformazione radicale e da cui non si può tornare indietro ma che ci impone però anche di andare avanti. In questo giorno quindi che ogni donna si conceda la propria mimosa – un fiore dalla sola parvenza di debolezza ma in grado di resistere anche ai terreni più aridi – per celebrare, ricordare e riflettere perché a ogni giorno sia data la possibilità di essere un 8 marzo.

 

Immagini: Foto di jacqueline macou da Pixabay

Foto di ElisaRiva da Pixabay 

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