I profughi invisibili: ora la Turchia e la Russia prendono le decisioni

Gli ultimi attacchi aerei contro la città siriane di Idlib hanno aggravato ulteriormente la situazione già critica della Siria, che entra nel suo decimo anno di conflitto tra le forze del governo di Assad e i gruppi militanti e filoterroristi alleati con organizzazioni come Al Qaeda.

I bombardamenti contro le città siriane sono supportati dalla mano russa alleata di Assad. E ora la Turchia e la Siria discutono una tregua fino a mezzanotte, la sorte di migliaia di profughi e il destino di un Paese ormai irriconoscibile. Perché da una settimana la Turchia ha aperto le frontiere ai profughi siriani in quanto la situazione si era fatta insostenibile per lo Stato turco. A migliaia si sono riversati verso il confine greco, in cerca di salvezza nell’Unione Europea. E mentre l’UNHCR e le altre principali organizzazioni umanitarie chiedono le quote per distribuire i profughi in tutti i Paesi Membri, la Grecia lancia gas lacrimogeni e la Turchia respinge i profughi ai suoi confini, incastrando il popolo siriano tra due mondi, entrambi accomunati dall’indifferenza e dalla paura.

Paura dello spettro inculcato dell’invasione e indifferenza verso un popolo che scappa dalla morte.

Sentendo le notizie e leggendo gli approfondimenti dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) mi è venuta in mente una frase di una famosa canzone dei Pink Floyd, probabilmente non scritta per una guerra, ma che si presta alla situazione “I have become comfortably numb” (sono diventato comodamente indifferente), e anche “l’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente” come canta Jovanotti.

Che fine hanno fatto i principi dell’uguaglianza tra esseri umani di cui l’Unione Europea si è riempita molto la bocca negli ultimi 2/3 decenni?

Che fine hanno fatto le dichiarazioni per i diritti universali sventolati dagli Stati Membri come bandiere e vessilli contro le disgrazie umanitarie del mondo?

Sembra che quando le disgrazie umanitarie sono vicine a noi, si sorvoli, ci si giri dall’altra parte e si lasci agli altri la facoltà di decidere. In questo caso, si lascia tutto in mano di Erdogan e Putin, non certo famosi per la loro simpatia verso la democrazia, i diritti civili e i diritti delle minoranze.

Profughi invisibili, considerati nemici perché arrivano in massa (cosa logica, se si bombarda un’intera città e si aggiungono i profughi delle altre città bombardate). Chissà come si comporterà la Siria se anche noi un giorno fossimo ridotti a dover scappare dalla guerra, chissà se aprirà le sue frontiere ai civili, che per legge internazionale, hanno bisogno di protezione dai conflitti. Già, chissà.

Martina Seppi

Immagine: Foto di ErikaWittlieb da Pixabay

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