“All’ombra di Mao. W.E.B. Du Bois, un afroamericano tra Urss, Cina e Africa” di Marco Sioli: recensione del romanzo

All’ombra di Mao. W.E.B. Du Bois

“All’ombra di Mao. W.E.B. Du Bois, un afroamericano tra Urss, Cina e Africa” di Marco Sioli, edito da Sandro Teti Editore, racconta l’esistenza e le opere di uno dei più importanti attivisti per i diritti dei neri della prima metà del Novecento.

Il libro è un’opera di importanza rilevante in quanto consente di conoscere la storia e le idee politiche e sociali di un uomo che ha incontrato e si è scontrato con la società occidentale e orientale dell’epoca e che è riuscito a creare interrogativi e discussione.

Du Bois è stato un sociologo, uno storico, uno scrittore e un pubblicista. La sua figura poca nota, rispetto ad altri leader, ha suscitato le preoccupazioni dello stato americano che ha guardato nel tempo con malumore le sue simpatie comuniste.

Marco Sioli, professore di  Storia e istituzioni delle Americhe, in questo libro consente al lettore di apprendere i momenti salienti della vita di Du Bois, lasciando intatte le domande: quanto ciò che l’attivista per i diritti dei neri ha auspicato è stato corrispondente alla realtà effettiva? 

Sioli si sofferma, soprattutto, sul pensiero comunista e la visione internazionalista e socialista della questione sociale.

Du Bois è stato il primo afroamericano a laurearsi ad Harvard. Dopo la teoria della “linea del colore” decide di rivolgere il suo sguardo al mondo sovietico, cinese e giapponese.

Il primo capitolo del libro incomincia con il viaggio nel 1926 di Du Bois verso Mosca. L’attivista vuole conoscere personalmente il nuovo corso politico.

“Era possibile, si chiedeva Du Bois, cercare di fare un grande governo moderno senza la leadership autocratica dei ricchi?”

Per Du Bois ciò è possibile ma solo se il lavoratore diviene specializzato e intelligente, attraverso un’istruzione all’altezza: cosa che l’attivista riscontra nel mondo sovietico.

Le simpatie per il regime comunista, tuttavia, valgono a Du Bois le dimissioni nel 1934 da The Crisis e dal comitato direttivo della Naacp, associazione che aveva contribuito a formare.

Du Bois aderisce totalmente alle idee di Stalin, soprattutto per il suo “gigantesco sforzo di mandare milioni di russi analfabeti a scuola”.

L’attivista vede, infatti, nello stato sovietico una grande opportunità in termini di diritti, elemento che non riscontra in America.

A Du Bois, inoltre, interessa della Unione Sovietica anche l’appoggio che la stessa dà ai popoli oppressi del mondo e il tema dell’emancipazione femminile.

L’attivista conclude il viaggio con la consapevolezza che le repubbliche sovietiche “si fossero guadagnate il diritto di esistere e di portare avanti il loro lavoro.

Du Bois è ora pronto a passare il confine con la Manciuria, da cui rientra lodando le ambizioni giapponesi, per poi proseguire verso la Cina.

Negli anni modifica il suo pensiero riguardo agli Stati Uniti d’America. Durante la Seconda Guerra Mondiale appoggia la candidatura di Franklin. D. Roosevelt, nel 1940 e nel 1944, e si schiera apertamente in favore dell’entrata in guerra. Nel 1944 si riavvicina, anche, alla Naacp. Tuttavia, nel 1945, a New York, durante una conferenza sul colonialismo in Africa, critica duramente l’establishment americano, lodando le azioni del comunismo.

La rottura con l’America è definitiva.

Nel 1959 ritorna per la seconda volta in Cina, subendo immediatamente il fascino di Mao. Come la Cina si è sollevata dopo lunghi secoli, anche l’Africa deve fare altrettanto.

“Agire per voltare le spalle all’Occidente, alla schiavitù e all’umiliazione del passato coloniale per guardare una nuova alba.”

L’ultimo capitale del libro è dedicato al Ghana.

Du Bois era stato in Africa nel 1923 e aveva apprezzato lo stile di vita degli abitanti. Nel 1961, dopo aver venduto la casa a Brooklyn e sfiancato dai costanti controlli dell’FBI, si imbarca insieme alla moglie per Accra dove muore nel 1963.

Nel libro numerosi gli incontri con i personaggi dell’epoca: non solo la seconda moglie e autrice Shirley Graham ma politici e capi di stato come Mao Zedong,  Stalin, Chruščëv, Kwame Nkrumah e Zhou  Enlai e figure di spicco della cultura e dell’attivismo come il poeta Claude McKay, gli  scrittori Lao She, Mao Dun e Guo Moruo, la giornalista Anne Louise Strong, il cantante  Paul Robeson, l’intellettuale e  politico George Padmore e altri.

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