Femminicidio e Violenza sulle donne – Associazione Prospettiva Donna: intervista alla Presidente Patrizia Desole

Prospettiva Donna

“Ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata”

(Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, Assemblea generale della Nazioni Unite 1993)

  • Buongiorno dott.ssa Patrizia Desole la ringrazio moltissimo per la disponibilità. Lei è la Presidente dell’Associazione Prospettiva Donna. Ci racconta la vostra realtà?

Buonasera dott.ssa Bocchino, la ringrazio per avermi dato voce. L’Associazione Prospettiva Donna nasce nel 2008, ma la sua attività è iniziata l’8 Marzo 2002. È un’associazione di donne che si riconosce nel pensiero femminista e nel movimento delle donne che negli anni ha focalizzato la sua azione sul territorio della Gallura e della Sardegna. Lo scopo è quello di migliorare le condizioni di vita delle donne e in particolare contrastare il fenomeno della violenza di genere in tutte le sue manifestazioni. Per queste ragioni l’Associazione Prospettiva Donna ha creato un Centro Antiviolenza e una Casa Rifugio a indirizzo segreto.

L’Ass. PD APS è attualmente strutturata in due centri antiviolenza (CAV) e due case accoglienza (CA), rispettivamente con sede dal 2008 nella città di Olbia in provincia di Sassari e dal 2015 nella città di Oristano in provincia di Oristano. L’Ass. PD APS si avvale inoltre di volontari/e i/le quali promuovendo la causa dell’Ass. PD APS ne rafforzano la struttura. Il gruppo dei volontari/e è composto in prevalenza da persone altamente specializzate (quali avvocate, mediatrici linguistiche e interpreti LIS) che mettendo a disposizione le proprie competenze costituiscono un rilevante valore aggiunto alla qualità dei servizi offerti dall’Ass. PD APS.

Il Centro Antiviolenza rappresenta uno spazio di ascolto dove le donne trovano accoglienza, rispetto dei loro vissuti, sostegno nel loro percorso di affrancamento dalla violenza e valorizzazione delle proprie risorse. Opera con il consenso delle donne, garantendo loro riservatezza e non giudizio. Ad accogliere le donne ci sono operatrici professioniste e volontarie, tutte formate in materia di violenza di genere, donne che parlano alle donne, che creano relazioni fra esse. Al Centro si affianca la Casa Rifugio ad indirizzo segreto, un luogo sicuro e accogliente che offre ospitalità temporanea alle donne che si trovano in situazioni di pericolo. La Casa completa l’attività del Centro offrendo, oltre che un ambiente abitativo protetto, uno spazio e un tempo per intraprendere un percorso di elaborazione dell’esperienza vissuta, che consente alla donna di essere libera dalla violenza e di autodeterminarsi.

  • Qual è l’iter che una donna vittima di violenza deve seguire per chiedere aiuto al Centro e cosa accade una volta che si è messa in contatto con voi?

Ogni donna ha una sua storia e per questo viene predisposto un percorso personalizzato. Ci sono donne che si rivolgono al CAV in autonomia a seguito di una ricerca online, altre vengono indirizzate al CAV dalle forze dell’ordine, dal pronto soccorso o servizi sociali,
altre ancora arrivano al CAV indirizzate dalle operatrici del numero nazionale anti violenza e stalking, il 1522. Quando una donna vittima di violenza si rivolge al CAV, le operatrici del Centro d’ascolto accolgono la donna che vi si rivolge ascoltando la sua storia, analizzando insieme a lei i suoi bisogni, spiegandole in che modo il Centro può aiutarla e che tipo di percorso è possibile avviare.

L’ascolto si svolge in uno spazio accogliente e riservato, alla presenza esclusiva della donna e di due operatrici, nel pieno rispetto della privacy, dei tempi e delle scelte di ciascuna donna. Viene fatta anche una costante valutazione del rischio e predisposto, laddove necessario e in accordo con la donna, un piano di sicurezza e l’inserimento in casa rifugio (anche con i/le figli/e minori).
Il colloquio con le operatrici è un’occasione di confronto nel corso del quale ogni donna può prendere consapevolezza della situazione in cui si trova e avviarsi verso l’uscita dalla spirale della violenza e la realizzazione dei propri obiettivi.

  • Al 21 agosto 2023 sono state 75 le vittime di femminicidio e tante altre le donne vittime di violenza: dati allarmanti che sembrano, almeno apparentemente, aumentare ogni giorno di più. Lei come percepisce questi dati? Crede che la violenza stia dilagando o semplicemente c’è una maggiore attenzione mediatica e sociale?

Il nostro è un osservatorio privilegiato per comprendere la gravità del fenomeno e considerando che annualmente accogliamo circa 250 donne all’anno, confermo che stiamo registrando un aumento della violenza di genere. Sicuramente l’attenzione mediatica nei confronti del fenomeno è aumentata, ma è importante parlarne in maniera corretta onde evitare di dare messaggi stereotipati o distorti. Spesso infatti, come abbiamo visto negli ultimi aberranti fatti di cronaca, si giustifica e si normalizza la violenza, rivittimizzando le donne. Non va mai dimenticato che la violenza sulle donne è un fenomeno strutturale, che ha radici profonde nel sistema patriarcale e una violazione dei diritti umani, è dunque necessario un cambiamento radicale sul piano culturale e simbolico.

Patrizia Desole - Prospettiva Donna
Patrizia DesoleProspettiva Donna
  • Ciò che colpisce dagli ultimi episodi è che essi siano scaturiti da giovanissimi, la generazione del “futuro”. Sulla base della sua esperienza qual è il “cancro” da debellare, la causa scatenante di tanta violenza?

Gli stupri di gruppo organizzati da giovanissimi, su ragazze e bambine sono frutto della sub cultura dello stupro, che utilizza i mezzi tecnologici per diffondere ulteriormente la violenza, le cui radici vanno ascritte alla struttura patriarcale della società, che si nutre della oggettivizzazione e mercificazione del corpo della donna e della sua immagine, trasformandola in nuda carne e, oltre a infliggerle lo stupro la espone allo sguardo del mondo tramite il web, creando un processo di normalizzazione e interiorizzazione passiva della violenza, fino a produrre ulteriore odio nei confronti delle vittime.

Si avverte estrema urgenza di intervenire con più incisività con azioni strutturali, con reti efficaci per sostenere l’azione dei centri antiviolenza, impegnati non solo nel lavoro a sostegno delle sopravvissute, ma anche nell’azione preventiva e strutturata di sensibilizzazione soprattutto nelle scuole: si deve agire su più fronti incidendo soprattutto sul piano simbolico e culturale perché è la violenza simbolica a ispirare e fomentare quella concreta, si deve lavorare anche sui modelli distorti della rappresentazione del corpo della donna, lesivi della sua dignità, su tutte le forme di oggettivizzazione che sono l’humus che alimenta questo sistema.

Mi rivolgo dunque a tutte le persone affinché non siano indifferenti, serve un civile impegno comune fra tutti coloro che, nelle istituzioni, nel mondo della cultura, nella scuola, nelle associazioni e nella società civile, vogliano fare la loro parte per contrastare questo sistema che ancora oggettivizza, mercifica, che stupra le donne e le annienta. Serve un lavoro profondo per contrastare la rivittimizzazione e la violenza istituzionale. Occorre un patto trasversale fra generazioni di donne che si ribellano e di uomini che non accettano di essere associati alla cultura dello stupro, affinché attivamente stiano a fianco delle donne in una battaglia comune per un profondo cambiamento culturale e sociale.

  • L’ONU ha definito la violenza sulle donne un “flagello mondiale”. Gli aggressori sono spesso figli del patriarcato e di un’idea di donna come corpo e oggetto, da usare e possedere. Ha una storia da raccontarci che l’ha colpita in modo particolare nel corso della sua esperienza al Centro?

Condivido la definizione dell’ONU. Seguo tanti casi e tutti mi colpiscono poiché il mio è un impegno politico e civile nel contrasto alla violenza e accanto alle sopravvissute. Ho assistito donne completamente annientate, disumanizzate e trattate come oggetti, da usare e possedere. Posso solo dire che dalla mia esperienza al CAV mi resteranno in mente le tante donne che si sono rivolte al CAV, la loro forza e coraggio nell’aver intrapreso un percorso di libertà.

  • Troppo spesso si ascoltano affermazioni che tendono a de – colpevolizzare gli aggressori: la donna era poco vestita, aveva bevuto, era uscita tardi la sera. Giudizi e pregiudizi che possono creare paura e sensi di colpa nella vittima: in qualità di professionista cosa vuole dire a chi ha vissuto o sta vivendo episodi di violenza?

Considero molto grave che ancora oggi si deresponsabilizzano i maltrattanti e si colpevolizzano le vittime come se fossero loro la causa scatenante della violenza (per gli indumenti che indossano/per aver bevuto ecc). Un’ulteriore violenza nei confronti della donna, a volte e troppo spesso ancora sono le stesse istituzioni a non riconoscere la violenza (si vedano le ultime sentenze) e la stessa Corte Europea dei diritti umani ha richiamato l’Italia per fare abbastanza per le donne vittime di violenza. Anche la stessa Commissione Femminicidio ha svolto un’indagine importante di come le donne subiscono nelle istituzioni la vittimizzazione secondaria.
Il messaggio che rivolgo alle donne vittime di violenza è che possono farcela e che non sono sole. In tutto il territorio nazionale sono presenti i CAV ai quali chiedere aiuto.

  • Per concludere: come ci si può mettere in contatto con il vostro Centro?

È importante chiamare il 1522 che mette in contatto la donna al CAV più vicino.
Sede di Olbia di Prospettiva Donna:
– contattando il +39 0789 27466 (segreteria telefonica h24 7/7);
– contattando il 1522 chiedendo di essere indirizzata al CAV più vicino.
– via mail info@prospettivadonna.it
– canali social: IG, FB e LinkedIN
Sede di Oristano di Prospettiva Donna:
– contattando il +39 0783 71286
– contattando il 1522 chiedendo di essere indirizzata al CAV più vicino.
– canali social: IG, FB

Link Prospettiva Donna: http://www.prospettivadonna.it/

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