Il fallimento dei Lakers di Lebron James

Quando il 2 luglio è stato ufficializzato il passaggio di Lebron James ai Lakers, i tifosi gialloviola erano davvero al settimo cielo. Erano convinti che quello fosse il primo fondamentale passo verso una nuova rinascita. Infatti, la prima squadra di Los Angeles veniva da anni molto difficili. Da ben 5 stagioni, non riusciva ad entrare ai playoff. In più, aveva appena perso il proprio giocatore più rappresentativo, Kobe Bryant, ritiratosi dopo quasi vent’anni di carriera. Perciò, per i tifosi dei Lakers era così importante che Lebron, il cestista più forte del pianeta, avesse firmato finalmente per loro.

Purtroppo, però, le grandi aspettative dei losangelini si sono infrante con la dura realtà dei fatti. Non solo James non è riuscito a portare la squadra ai playoff come aveva promesso, ma ha addirittura contribuito ad un fallimento totale dei gialloviola. Un disastro vero e proprio, che sembra aver coinvolto tutte le componenti dei Lakers, lasciando ben poco spazio alla speranza per un futuro migliore. Insomma, il matrimonio tra Lebron ed una delle franchigie più vincenti della storia della NBA pare iniziato nel peggior modo possibile e non promette niente di buono per il momento.

Risultati sportivi

Innanzitutto, la stagione dei Lakers è stata un disastro dal punto di vista sportivo. L’obiettivo era ovviamente quello di entrare ai playoff. Quindi si doveva arrivare almeno all’ottavo posto. Nonostante la conference occidentale sia da anni molto competitiva, l’impresa sembrava tutt’altro che proibitiva. Con Lebron in squadra, l’ambiente gialloviola si sentiva tranquillo e fiducioso. Anche perché il resto della rosa sembrava comunque di buon livello. Al gruppo di giovani promesse accumulate negli ultimi anni, quali Lonzo Ball, Kyle Kuzma, Brandon Ingram e Josh Hart, i losangelini avevano aggiunto in estate giocatori esperti come Rondo, Stephenson e McGee. Quindi, c’era davvero molto ottimismo a L.A., tanto che i bookmakers di Las Vegas li quotavano addirittura tra i principali favoriti al titolo.

Ed in effetti la regular season è iniziata abbastanza bene. Infatti, dopo un primo periodo di fisiologico assestamento, i Lakers hanno inanellato una serie di risultati positivi, che li hanno portati al quarto posto della Western Conference. A favorire la loro ascesa sono stati sicuramente il calendario non troppo difficile e soprattutto l’ulteriore arrivo di Tyson Chandler, che ha coperto un’evidente falla presente in squadra. Insomma, le cose stavano andando apparentemente nel verso giusto.

Poi, però, durante la partita di Natale contro i Warriors, è arrivata la svolta negativa della stagione. Quella sera, i Lakers stavano dominando il gioco, esprimendo davvero un’ottima pallacanestro contro i campioni in carica. Ma, a metà del terzo quarto, Lebron ha allungato in modo anomalo la gamba sinistra nel tentativo di recuperare un pallone vagante. Ha capito subito che si era infortunato in modo abbastanza serio. Perciò, è uscito dal campo e non è più rientrato. I suoi compagni sono riusciti comunque a mantenere il vantaggio fino alla fine, vincendo così la gara. Però, proprio a causa di quel maledetto infortunio, quella si è poi rivelata come una classica vittoria di Pirro. Infatti, dopo quella sera Lebron è rimasto fuori per quasi due mesi, lasciando i gialloviola senza il proprio leader indiscusso.

In questo modo, i Lakers sono letteralmente crollati, prendendo una piega negativa che nemmeno con il ritorno del “Re” sono stati in grado di invertire. E così, la zona playoff si è allontanata sempre di più, tanto da essere ormai irraggiungibile. Attualmente, i losangelini si trovano all’undicesimo posto nella Western Conference, con un record di 31 vinte e 38 perse. Gli infortuni, e quindi le attenuanti, sono stati tanti e determinanti. Ma la delusione per non aver raggiunto l’unico vero traguardo sportivo prefissato ad inizio stagione è troppo grande per essere veramente giustificata solo da questo aspetto.

Crescita di squadra

Un altro tragico problema dell’annata dei Lakers è stato quello della mancata crescita del gruppo intorno a Lebron. Infatti, Magic Johnson e Robert Pelinka, i massimi dirigenti gialloviola, erano convinti che, a prescindere dai risultati effettivamente raggiunti, questa stagione sarebbe servita alla squadra di formarsi e migliorare. In particolare, si contava molto sulla crescita dei giovani, che avrebbero dovuto prendere esempio dai senatori presenti in rosa. E, inoltre, si sperava che finalmente il gioco di coach Luke Walton iniziasse a vedersi in campo, creando così una base tattica solida per il futuro. Tutto questo avrebbe dovuto avviare un circolo virtuoso, che avrebbe facilitato enormemente il lavoro degli anni a venire.

Invece, purtroppo, non si è praticamente visto niente del genere. Sì, prima dell’infortunio di Lebron la squadra stava cominciando un po’ a girare in modo adeguato, con alcuni ragazzi autori anche di ottime prestazioni individuali. Ma tutto si è sbriciolato negli ultimi mesi. I problemi sono stati evidenti soprattutto in difesa, dove i losangelini non sono mai riusciti a trovare un minimo di continuità.

Inoltre, non sembra essersi formato nemmeno un gruppo solido e coeso. Ciò è stato causato principalmente dal mancato arrivo di Anthony Davis a Los Angeles, per il quale i gialloviola sono arrivati ad offrire praticamente tutti i giocatori a disposizione, a parte Lebron. In questo modo, lo spogliatoio si è spaccato in mille pezzi, con molti dei componenti della squadra che si sono sentiti messi da parte e non considerati all’altezza dalla dirigenza. E così, i Lakers si trovano nella condizione di dover cambiare, per l’anno prossimo, allenatore, staff e la maggior parte dei giocatori in rosa, non essendo perciò riusciti a costruire, intorno a Lebron, praticamente niente in questi 7 mesi di regular season.

Immagine della franchigia

Ma l’aspetto più tragico della stagione gialloviola è probabilmente l’immagine che viene fuori da tutto questo casino. Infatti, l’operato dei dirigenti ha rasentato in più occasioni il ridicolo. Questo sia nella continua messa in discussione dell’allenatore, non gradito a Magic, sia nella pessima gestione dell’affare Davis dal punto di vista mediatico ed effettivo.

In più, l’incapacità di costruire almeno una base di squadra ha reso molto difficile per i Lakers rendersi appetibili nel prossimo mercato dei free agent. In pratica, l’unica cosa che i losangelini potranno offrire ai top player NBA senza contratto quest’estate è la presenza di Lebron. Per carità, non è poco, ma potrebbe non bastare alla fine.

Questo perché James presenta anche delle controindicazioni. Innanzitutto, per la sua età, che non garantisce troppi anni di attività davanti a sé. E poi l’ingombrante presenza del suo storico agente, Rich Paul, che tende spesso a cercare di controllare da vicino le questioni che riguardano il suo assistito più importante. In particolare, sembra che sia stato lui a spingere la dirigenza gialloviola a proporre così tanto ai Pelicans per Davis, mossa che in seguito si è rivelata deleteria per i Lakers. Tanto è vero che la proprietaria Jeanie Buss avrebbe addirittura pensato di liberarsi di Lebron proprio a causa sua durante l’ultima sessione di mercato.

Insomma, non solo i Los Angeles Lakers non hanno costruito niente di buono in questa stagione, ma hanno anche messo seriamente in discussione i pochi punti fermi che avevano. Per questo, l’unica possibilità rimasta per diventare realmente competitivi è quella di prendere un paio di pezzi importanti sul mercato dei free agent quest’estate. Peccato però che non sembrano esserci i presupposti migliori per provare a farlo. Quindi, il percorso di crescita immaginato dai losangelini si è maledettamente complicato, a causa di questa stagione totalmente fallimentare, che lascia ormai poche speranze per il futuro ai loro tifosi. Sta adesso a Magic e Lebron il compito di invertire completamente le cose e riportare LA dove merita storicamente di stare, cioè sul tetto della NBA.

 

Leonardo Gilenardi

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