Il vaccino e la pazienza: mantenere la coscienza attiva pur sperando.

Un Paese di litigiosi: dalla politica alla giustizia fino ad arrivare all’attualità e alla divisione dei pareri, delle opinioni e dei commenti dei virologi, mai così tanto sotto la lente di ingrandimento dell’attenzione dei media e del monitoraggio delle persone che attraverso i mezzi tecnologici controllano in continuazione dati, affermazioni e teorie. Perché nell’era 4. 0 una pandemia ha spazzato tutte le vecchie certezze, perfino la velocità della tecnologia.

Alcuni scienziati hanno preso gusto nell’essere intervistati e ricercati, altri con maggior sensibilità per il lavoro sul campo e una derivata consapevolezza di una riservatezza laboriosa, hanno operato a fari spenti lontani dai riflettori e dalle luci che spesso accecano.

La notizia di nuovi e futuri vaccini ci fa ben sperare, anche se non dobbiamo mai perdere di vista lo sguardo sui nostri piedi ben piantati a terra, anche se la mente non deve smettere mai di sognare. È assodato, chiaro, limpido come l’acqua il fatto che ci vorrà tempo, tanto tempo, per vaccinare tutti.

Psicologicamente la presenza di un antidoto, nell’auspicio che giunga anche una buona medicina e che il virus abbia una lieve involuzione (cosa quasi impossibile questa ultima sentendo gli esperti) ci fa respirare, progettare, guardare il tutto in un’altra prospettiva.

Ma non bisogna dimenticare la parolina magica, la pazienza del lungo periodo. Come abbiamo detto anche in passato oltre ai contraccolpi economici e sanitari in primis, non vanno trascurati gli aspetti legati alla psiche.

Ce lo rammentano eminenti e autorevoli studiosi di psiche e scienze umanistiche come Claudio Risé e Umberto Galimberti: se per il primo è necessario non perdere lo slancio per la vitalità, anche in questo periodo, mantenendo la prudenza comportamentale ma non rinunciando a vivere, il secondo ha stimolato e pungolato le persone a recuperare il concetto di sacrificio rimosso dall’Occidente. In questo momento ricominciare ad accontentarsi e lavorare nel campo delle piccole grandi rinunce quotidiane dovrebbe essere imperativo per lo Psico – filosofo, lo chiamiamo così con grande stima e simpatia (uno dei maggiori studiosi in grado di mettere a disposizione i suoi saperi nel campo della psichiatria e della filosofia facendoli dialogare e portandoli al pubblico con parole semplici).

Ecco intersecandosi in questa terra di mezzo, fra gli spunti di questi scienziati, è possibile trovare una via maestra dell’equilibrio, lontana dagli eccessi retorici dei balconi quando il coronavirus sembrava un incubo della durata di una sola settimana, distante da coloro che terrorizzano la mentalità comune con scenari apocalittici, anche se la situazione è seria e grave.

Il primo passo necessario è non alimentare il castello delle illusioni: comunicando con chiarezza l’evoluzione della scienza, il cammino sulla buona via ma e allo stesso tempo il lungo periodo e la santa pazienza.

E la politica per prima deve migliorare il modo di pensare a sé stessa, riorganizzarsi ed inevitabilmente comunicare in maniera più efficace.

Il primo gradino è rappresentato dall’etica: e lo ripetiamo ci vuole ancora tanta pazienza, né illudere, ne deludere, per mere ragioni di consenso.

Sicuramente alcune persone sono più avanti della classe politica e sapranno attendere, anche in assenza del castello delle illusioni.

 

Fotografia di David Taglieri

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