Intervista a Damiano Leone: Il simbolo è un romanzo storico che apre una finestra inedita su molti importantissimi, ma a volte poco noti avvenimenti che hanno caratterizzato l’intero primo secolo dell’era cristiana.

“Damiano Leone è nato a Trieste nel 1949. Di formazione tecnica, nella prima parte della vita si è interessato alle discipline scientifiche; in seguito, quando alcune vicende lo inducono ad abbandonare la professione di chimico, incoraggiato da un esperto del settore inizia a produrre artigianalmente repliche d’armi e armature antiche. Fortunatamente apprezzati, alcuni suoi lavori sono stati impiegati in film storici, esibiti in programmi televisivi culturali ed esposti in musei. Da oltre un trentennio si dedica allo studio della storia antica, dell’arte e della letteratura classica, corroborando le nozioni letterarie con frequenti visite a musei e siti archeologici di tutta Europa. Soltanto dopo il suo ritiro dall’attività lavorativa, e dopo essersi trasferito in un paesino montano del Friuli, ha potuto trovare il tempo e la serenità per realizzare un’antica ambizione: quella di dedicarsi attivamente alla narrativa. Dopo aver terminato il romanzo storico Enkidu nel 2012, nel 2015 pubblica Lo spettatore. Il simbolo è il suo terzo romanzo.”

  • “Il simbolo” è il suo nuovo romanzo. Può spiegare ai lettori di cosa tratta?

Il simbolo è un romanzo storico che apre una finestra inedita su molti importantissimi, ma a volte poco noti avvenimenti che hanno caratterizzato l’intero primo secolo dell’era cristiana. Assieme a questo, grazie a una meticolosa ricerca storica è pure in grado di svelare autentici ma quasi sconosciuti gossip dell’epoca. Il protagonista Ben Hamir è un personaggio davvero fuori dagli schemi: messo al mondo da una madre ben diversa di quella che allevò Gesù di Nazareth, proprio dalla genitrice viene avviato alla prostituzione giovanile.  Ma non appena giunto alla pubertà, grazie alla fanciulla che gli farà conoscere i misteri della femminilità, e subito dopo al primo amore, si libererà del pesante influsso della madre divenendo libero di decidere il proprio destino.

Più tardi, pur non essendo attratto dal potere, si troverà a essere suo malgrado elemento importante nei giochi politici di uomini che hanno fatto la Storia. In grado di muoversi a suo agio negli ambienti più aristocratici dell’impero o nelle taverne malfamate della Suburra, sarà un raffinato amatore e confidente dei potenti: ma anche un guerriero rispettabilmente coraggioso. Questo almeno, quando deciderà che esiste un motivo veramente valido per mettere a repentaglio la vita su un campo di battaglia. Per una sintesi della trama, posso anticipare che Ben Hamir è lo straordinario cronista che accompagnerà il lettore durante un lungo viaggio nel tempo e nello spazio: dalla Gerusalemme resa splendida da Erode il grande, alle meraviglie di un’Atene ricca di reminescenze classiche, a una Roma ormai capitale del mondo e ancora all’Egitto e infine alla Palestina; là dove conoscerà Gesù di Nazareth e sarà parte importante nel tragico assedio di Gerusalemme per opera delle legioni di Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano.

  • È un’opera complessa la sua, in quanto ambientata nel periodo della vita e negli anni successivi alla morte di Gesù di Nazareth. Ha svolto delle ricerche approfondite per riuscire a contestualizzare la vicenda in quel dato periodo o è tutto frutto di fantasia?

Sì, è un’opera complessa non solo perché copre un intero secolo di storia, ma anche per la profondità dei vari personaggi storici. Nonostante quel periodo lo conoscessi già in modo abbastanza approfondito, le sole ricerche storiche preliminari sono durate circa un anno. Ma è stato un periodo speso bene perché mi ha permesso di accantonare molti luoghi comuni. Ad esempio alcuni storici antichi erano piuttosto discordi sull’imperatore Tiberio, con toni spesso assai critici nei suoi confronti: ma le evidenze storiche, legislative e archeologiche, hanno permesso alla storiografia moderna di tracciarne un quadro ben diverso.

Nei loro tratti fondamentali, tutti i personaggi principali sono storici e trattati con il massimo realismo: per necessità narrative fanno eccezione il protagonista e pochi altri legati alla sua sfera privata.

  • Non crede possa essere ostico per un lettore leggere una storia in cui Gesù ne fa parte?

In questo romanzo provo a offrire un’interpretazione sicuramente originale ma non per questo fuorviante della vita e del significato della figura di Gesù di Nazareth. Non vedo perché anche un credente non possa apprezzare la grandezza della sua umanità, il suo altruismo e il suo coraggio.  Inoltre, anche se per nascita, cultura e modo di vivere Gesù di Nazareth e Ben Hamir non potrebbero essere più diversi, per quanto serrato e acceso sia il loro confronto, questo è basato su un sincero rispetto reciproco e perfino su un sentimento che mi permetto di definire amicizia. Credo che questo possa solo incontrare l’approvazione di qualsiasi individuo di buona volontà, credente o no che sia.

  • Ha una storia particolare alle spalle, in quanto da chimico è passato ad occuparsi di repliche d’armi e armature antiche e allo studio della storia antica, dell’arte e della letteratura classica fino a giungere alla narrativa. Cosa l’ha condotta ad un tale evoluzione della sua vita?

Forse tutto è cominciato quando, in un momento piuttosto problematico della mia vita, ho cambiato mestiere grazie all’aiuto e ai consigli di una persona conosciuta a livello internazionale per aver collaborato all’allestimento di molti film storici. Ma siccome sono curioso per natura non potevo accontentarmi di creare riproduzioni di armi antiche senza conoscere la loro ambientazione. Insomma, quando realizzavo un’arma magari usata da un famoso condottiero come Alessandro Magno, non potevo fare a meno di conoscerne la vita e le gesta. All’inizio mi limitavo a questo ma poi, subito dopo e comprendendo che la storia è un flusso continuo e non l’insieme di episodi isolati, per puro desiderio di conoscere cominciai a studiare davvero e in modo ordinato.

Allo stesso tempo mi resi conto che molte informazioni potevano esser tratte dalla lettura di testi classici e così mi inoltrai anche in questo campo.  Poi, quando visitavo un museo per documentarmi, non potevo restare indifferente alle stupende espressioni artistiche dell’antichità: e così nacque pure la passione per l’arte.

Così per circa trent’anni ho cercato di ampliare le mie conoscenze storiche e artistiche: ma solo al momento di andare in pensione ho potuto dedicarmi con continuità a un proposito di vecchia data, e cioè quello di scrivere romanzi.

  • Ha già in programma un prossimo libro?

Certo: ci sto lavorando con l’editore Gabriele Capelli. Però non si tratta di un romanzo storico perché è ambientato in un prossimo futuro. Tuttavia ci sono alcune incursioni nel passato: e proprio in quel passato in cui è vissuto Jeshua ben Yusef.

Senza anticipare troppo la trama posso dire che, per riuscire a invertire la tendenza al declinare della spiritualità nell’occidente cristiano, i vertici vaticani progettano di inviare un uomo nel passato per testimoniare in modo certo l’avvenuta resurrezione del Cristo. L’esperimento riesce,  però le conseguenze non sono quelle sperate: e si riveleranno assai più sconvolgenti di  quanto chiunque avrebbe potuto immaginare.

 

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