Venezia 76: recensione del film “Lan xin da ju yuan” del regista Ye Lou, con Gong Li.

Lan xin da ju yuan

Regia: Ye Lou
Produzione: Yingfilms (Ma Yingli), Qianyi Times, Lou Ye, Bai An Films, Tianyi Movie & Tv
Durata: 126’
Lingua: mandarino, inglese, giapponese, francese, tedesco
Paesi: Cina
Interpreti: Gong Li, Mark Chao, Joe Odagiri, Pascal Greggory, Tom Wlaschiha, Huang Xiangli
Sceneggiatura: Ma Yingli
Fotografia: Zeng Jian
Montaggio: Lou Ye, Feng Shan Yulin
Scenografia: Zhong Cheng
Costumi: Linlin May
Suono: Fu Kang
Effetti visivi: Wang Lei
Note: dal romanzo Death of Shanghai di Hong Ying

1941: sin dall’occupazione giapponese, la Cina è terreno di una guerra di intelligence tra gli Alleati e le potenze dell’Asse. La celebre attrice Jean Yu ritorna a Shanghai, apparentemente per recitare in Saturday Fiction, diretta dal suo ex amante. Ma qual è il suo vero scopo? Liberare l’ex marito? Carpire informazioni segrete per le forze alleate? Lavorare per il padre adottivo? O fuggire dalla guerra con il suo amato? Nel momento in cui intraprende la sua missione e diventa sempre più difficile distinguere gli amici dagli agenti sotto copertura, mentre tutto sembra sfuggire al controllo, Jean Yu inizia a chiedersi se rivelare ciò che ha scoperto sull’imminente attacco di Pearl Harbor.

Credits: Lorenzo Mattotti per La Biennale di Venezia

Recensione

“Lan xin da ju yuan” è un film a tratti ostico per la sovrapposizione di volti e di momenti di cui è composto. Il regista porta sullo schermo non solamente la vicenda di spionaggio bensì anche le riprese di uno spettacolo teatrale, dal titolo “Saturday Night”, che gli stessi attori, tra cui la protagonista, stanno provando sul palco; i due momenti si intersecano spesso.

Jean Yu, protagonista del film, ritorna dopo molti anni a Shanghai. Il motivo? Per il regista dello spettacolo lei è tornata per recitare; per i servizi segreti vuole liberare il marito che dovrà essere condannato alla pena di morte, ma in realtà è una spia.

L’opera è ambientata nel 1941 e ripercorre la prima settimana di dicembre.

Yu, rientrata in città, soggiorna in un albergo sotto la concessione francese e ritrova i rapporti con Tanna, regista e attore dello spettacolo. Ricomincia a provare con la compagnia pochi giorni prima della messinscena. Nel frattempo, tuttavia, collabora con i servizi segreti per carpire informazioni ai nemici.

Le atmosfere sono cupe, lente ed è difficile comprendere chi sono i vari personaggi. Il film acquista valore nella seconda parte, quando le azioni si fanno più repentine e caotiche. L’uso della macchina da presa, tuttavia, confonde: inquadrature spesso in primo piano, molto poche d’insieme, rischiano di annoiare lo spettatore.

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