Venezia 77 – Konferentsiya (Conference) di Ivan I. Tverdovskiy: recensione del film nella rassegna “Giornate degli autori” della Biennale 2020

Konferentsiya

Konferentsiya
Conference

di Ivan I. Tverdovskiy

Russia, Estonia, Italia, UK, 2020, 129′, colore, DCP

Sceneggiatura: Ivan I. Tverdovskiy

Fotografia: Fedor Glazachev

Montaggio: Ivan I. Tverdovskiy

Musica: Sten Sheripov

Suono: Rustam Medov – Horret Kuus

Scenografia: Vanya Bowden

Costumi: Helena Litvinyuk

Interpreti: Natalya Pavlenkova – Natalya Potapova – Kseniya Zueva – Yan Tsapnik

Produttori: Katerina Mikhaylova – Konstantin Fam – Egor Odintsov

Produzioni: Vega Film – Ark Pictures

Co-produttori: Ilya Medovyy – Diana Mikita – Denis Krupnov – Anna Krupnova – Paolo Maria Spina

Co-produzioni: Nafta – REASON8 Films – Revolver

Fra il 23 e il 26 ottobre 2002, al Teatro Dubrovka a Mosca, vennero sequestrati e tenuti in ostaggio circa 850 persone fra artisti e spettatori da un gruppo di 40 militanti armati ceceni che chiedevano il ritiro delle forze russe dalla Cecenia.

Dopo l’assedio durato più di 2 giorni, le forze speciali russe Specnaz inserirono un misterioso agente chimico all’interno del sistema di ventilazione dell’edificio provocando la morte di 129 ostaggi e di 39 combattenti ceceni e facendo poi irruzione.

“Konferentsiya” del regista Ivan I. Tverdovskiy, in selezione ufficiale nella rassegna “Giornate degli autori” della 77° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ripercorre, attraverso la figura di Natalia, la vicenda, fornendo un quadro complessivo e complesso di ciò che è avvenuto in quei drammatici giorni.

Natalia (Natalya Pavlenkova) è una suora di un remoto monastero russo che decide di ritornare a Mosca, diciassette anni dopo l’attentato terroristico, per commemorare le vittime dell’attacco, tra cui suo figlio.

Accanto a lei vi è Vera (Natalya Potapova), probabilmente la sorella, che l’accompagna nell’organizzazione della “conferenza”: questa è, infatti, la dicitura con cui è stato affittato il teatro per la commemorazione.

Il regista in “Konferentsiya” utilizza la storia personale di Natalia per indagare la matrice del dolore e dei sensi di colpa. La protagonista, infatti, ha un rapporto burrascoso con la figlia Galya (Kseniya Zueva) che sembra rimproverare alla madre di aver compiuto un errore fatale mentre il marito, ormai ex, a seguito di un ictus di cui la donna era all’oscuro, è rimasto paralizzato.

Natalia è apparizione di dolore e sofferenza; la sua esistenza, dopo il tragico evento, è permeata di ricordo. La donna non vuole dimenticare bensì vivere fino in fondo il suo dolore per divenirne parte, pur consapevole che la sua redenzione è destinata a non avvenire mai.

La quasi totalità del film è un racconto: la narrazione di come gli ostaggi hanno vissuto quei giorni di paura. Il flusso di parole, con il trascorrere delle ore all’interno del teatro, viene interrotto da uno degli addetti che vorrebbe cacciarli via per rientrare a casa ma Natalia si rifiuta barricandosi all’interno della sala, quasi a simulare quello che è avvenuto 17 anni prima.

La religiosità, come sentimento di fede e di patimento per i propri errori, è l’elemento sempre presente nella storia che si contrappone alla “dimenticanza” dei molti. 

Natalia e Vera trasportano con sé dei manichini a simulare chi non c’è più; non solo le vittime (manichini di colore bianco) bensì anche i terroristi (manichini di colore nero) e chi nel presente non ha partecipato all’evento, per qualsiasi motivo (manichini di colore blu).

I manichini diventano presenza e assenza nel ricordo dei testimoni, mentre Natalia dirige le domande dei presenti, chiedendo i dettagli di quei giorni drammatici.

“Konferentsiya” non è un film ma un racconto collettivo che diviene estenuante sia per i protagonisti dell’opera che per gli spettatori. L’intento probabilmente è quello di catapultare gli astanti in quei drammatici giorni e di simulare lo scorrere delle ore in cui non solo la paura ma, soprattutto, l’attesa producono il logorio del fisico e dell’anima.

 

Ivan I. Tverdovskiy (Mosca, 1988) è uno scrittore e regista russo diplomato presso l’Istituto statale di cinematografia (VGIK, Mosca). Konferentsiya è il suo quarto film. I suoi primi tre lungometraggi sono stati invitati e hanno ottenuto riconoscimenti in numerosi Festival internazionali.

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