Calcio, che passione (italiana)!

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Il calcio è lo sport nazionale in molti Paesi del mondo. Tra questi non manca l’Italia, dove in ogni weekend milioni di tifosi si radunano allo stadio o davanti alla televisione per seguire le gesta delle proprie squadre del cuore. Va da sé che tanta passione generi un indotto economico non indifferente. Non si parla solo di diritti televisivi, biglietti o sponsor: intorno al pallone ruotano anche il merchandising o attività ricreative. C’è chi si diverte con il fantacalcio, chi preferisce i videogiochi e chi si ritrova puntualmente su una piattaforma per le scommesse online per provare a prevedere i risultati di una specifica giornata di campionato. In totale il calcio italiano produce 3 miliardi e 700 milioni di euro di fatturato all’anno.

Il fisco guadagna più di un miliardo grazie alla Serie A: quasi il 70% del contributo relativo all’intero settore sportivo nazionale. Sono oltre 230.000 i volontari che alimentano il movimento calcistico in tutto lo Stivale. A 40.000, invece, ammontano le risorse con effettiva retribuzione. Sono questi i numeri che meglio descrivono l’influenza del principale sport italiano nell’economia di tutta la nazione. Oggi un milione e mezzo di persone è tesserato dai club professionistici. Da anni appare ormai evidente che il calcio non rappresenta solo materia di svago e intrattenimento, ma è anche un canale scorrevole nel quale viene indirizzata la crescita occupazionale della società.

Anche i dati sui diretti fruitori del sistema calcio risultano alquanto importanti. Basti pensare che il 55% della popolazione oltre i 18 anni segue questo sport: in Europa la media si attesta al di sotto del 50%. Se si considera che il tennis interessa al 28% degli italiani, la predominanza del calcio è ancora più evidente. Anche nei periodi in cui i numeri conoscono qualche decremento non vanno mai al di là di una certa soglia, anche perché proprio in questi anni il comparto del calcio femminile sta migliorando sempre di più e sta cercando di mettersi al pari della categoria maschile.

A poco a poco la differenza si sta assottigliando. Nel 2022 il calcio femminile ha abbracciato la dimensione del professionismo anche in Italia e diverse partite vengono ormai trasmesse in chiaro, quando fino a qualche anno fa passavano in sordina. Più di 110.000 italiani si interessano agli incontri delle nostre calciatrici. Più di una volta la nazionale delle ragazze ha ottenuto successi soddisfacenti in concomitanza di periodi sfortunati per l’Italia maschile, il che ha spinto ulteriormente i tifosi a rivedere la propria idea sul calcio in gonnella.

Insomma, la qualità dello sport non corrisponde all’unità di misura del gettito economico dello stesso. Si sa, spesso e volentieri gli amanti del pallone sono pronti a muovere critiche verso il circuito professionistico, i club e le federazioni, ma il calcio italiano riesce singolarmente a contribuire al 12% del PIL del calcio in tutto il mondo. Definirlo solo uno sport o addirittura un semplice gioco sarebbe estremamente riduttivo. Quella calcistica è una vera e propria industria che non ha mai smesso di rinnovarsi. E che anche nell’epoca di internet e dei social, in cui notizie e immagini viaggiano a velocità supersoniche, continua a rimanere d’attualità, trovando ogni volta un’idea per rendere il prodotto più accattivante.

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